Amore in caricatura, Venezia, Fenzo, 1761

Vignetta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa della baronessa Olimpia.
 
 La baronessa OLIMPIA e don POSSIDARIO
 
 Baronessa
 (Ecco don Possidario,
 eccolo qui di novo. Quasi quasi
 per compassion mi sento
 disposta in suo favore a dichiararmi).
 don Possidario
375(Della sua crudeltà vo’ vendicarmi).
 Baronessa
 Signore a quel ch’i’ vedo,
 siete mortificato.
 don Possidario
                                  Io? V’ingannate.
 Baronessa
 S’è ver che voi mi amate,
 qualche prova d’amor richiedo e bramo.
 don Possidario
380Perdonate, signora, io più non v’amo.
 Baronessa
 Come! L’amor sì presto
 svanì dal vostro petto?
 don Possidario
 Obbedisco al precetto,
 se troppo v’annoiai, chiedo perdono,
385da voi venuto a congedarmi or sono.
 Baronessa
 Oh via, don Possidario
 vo’ che pace facciam. (Per verità
 con troppa crudeltà trattai finora.
 Non mi piace, egli è ver, ma alfin mi adora).
 don Possidario
390(Ah sì la baronessa
 arde, more per me. Scoperto ho il foco.
 Ma scaltro anch’io vo’ tormentarla un poco).
 
 SCENA II
 
 La contessa GINGÈ e detti
 
 Contessa
 Amica, vi son serva.
 Baronessa
 Serva, serva, contessa.
 Contessa
                                           Mi consolo.
 Baronessa
395Di che?
 Contessa
                  Di ritrovarvi
 con sì amabile oggetto in compagnia.
 don Possidario
 (Voglio farla crepar di gelosia). (Accenando la baronessa)
 Baronessa
 Certo, don Possidario,
 per dir la verità,
400ha per me una bontà non meritata.
 Contessa
 Da tutta la città siete invidiata.
 don Possidario
 Ah se in me qualche merto
 fossevi ch’io non so, la baronessa
 per grazia e per bontà
405mi lascia in libertà, deh compatite
 se arditamente ardisco;
 quanto son, quanto vaglio io vi offerisco. (Alla contessa)
 Contessa
 Grazie, grazie, signore,
 di sì egregio favore. Accetterei
410la generosa offerta
 ma una ragion mel vieta.
 don Possidario
                                                E qual ragione?
 Contessa
 Ch’io lo dica, signor, mi permettete?
 don Possidario
 Ditela per pietà.
 Contessa
                                 Non mi piacete.
 Baronessa
 Brava, brava, contessa.
 don Possidario
                                            Eh s’è avveduta
415ch’io scherzava con lei, sa che il mio core
 arde solo per voi. (Alla baronessa)
 Baronessa
                                   Povero core,
 mi spiace in verità
 ch’egli abbia nell’ardore a consumarsi,
 senza un po’ di pietà da rinfrescarsi.
 don Possidario
420Ma so pur che mi amate. (Alla baronessa)
 Baronessa
 No no, meglio impiegate
 con essa il vostro amor. (Accennando la contessa)
 don Possidario
                                              Deh contessina... (Alla contessa)
 Contessa
 Quella è del vostro mal la medicina. (Accennando la baronessa)
 don Possidario
 Barbare, me n’avvedo,
425di me prendete gioco,
 ah di sdegno e d’amor mi cruccia il foco.
 
    Perfido amore ingrato
 non tormentarmi il cor.
 Belle vi chiedo amor,
430chiedo pietà per me.
 Ah che pietà non v’è,
 son disperato. (Parte)
 
 SCENA III
 
 La baronessa OLIMPIA e la contessa GINGÈ
 
 Contessa
 Povero sfortunato
 da tutte è disprezzato.
 Baronessa
435E pure è di buon core.
 Contessa
 Ma non basta il buon cor per far l’amore.
 Baronessa
 Se aveste a maritarvi,
 cosa preferireste?
 Contessa
                                    Io scieglierei
 un bel volto nel fior di gioventù.
 Baronessa
440Io lo spirito in uom stimo assai più.
 Contessa
 Eh amica un uom di spirito
 il debole conosce e spesso spesso
 incomodo si rende al nostro sesso.
 Baronessa
 E un uomo effeminato,
445vano per giovinezza e per beltà,
 par che ci accordi amor per carità.
 Contessa
 È vero, in ogni caso
 vi è il suo male e il suo ben ma, se lo sposo
 è vago e giovinetto,
450tutti i danni compensa un sol diletto.
 
    Se si grida co lo sposo,
 se la pace si ha da far,
 quando è bello ed è vezzoso
 poco il sdegno può durar.
 
455   Ma s’è brutto, passa via,
 tutto il dì si grideria,
 giovinezza la bellezza
 contentezza fa provar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 La baronessa OLIMPIA sola
 
 baronessa Olimpia
 No, non son persuasa
460ch’abbiasi a preferire
 giovine e vago volto
 ad un uom gentile e disinvolto.
 Bellezza non ha merto
 che nel don di natura
465e l’uom che si procura
 con l’arte e la virtù stima ed affetto
 desta amore nel sen saggio e perfetto.
 
    Nella semplice colomba
 tal si pregia il bel candore,
470quanto apprezzasi il valore
 nella tigre e nel leon.
 
    Di beltà l’amabil pregio
 della donna è l’util fregio
 ma nell’uomo più si apprezza
475la fortezza e la ragion. (Parte)
 
 SCENA V
 
 Strada con bottega di caffè.
 
 Il conte POLICASTRO, il marchese CARPOFERO, monsieur CÔTERÔTI, il cavaliere TRITOGANO e garzoni del caffè
 
 Conte
 Caffè. (Ordina e siede)
 Marchese
                La cioccolata. (Come sopra)
 Cavaliere
 A me una limonata. (Come sopra)
 monsieur Côterôti
                                        A me un sorbetto.
 Conte
 Presto.
 Marchese
                Spicciati.
 Cavaliere
                                    Vola.
 Monsieur
                                                Io non aspetto.
 Conte
 Sonato è il mezzodì?
 Marchese
480Io crederei di sì.
 Cavaliere
 Passato è di mezz’ora.
 Monsieur
 No, non è ver, non è sonato ancora.
 Cavaliere
 Cospetto! Al mio orologio
 non si dà una mentita. Ecco mirate,
485diciannove passate. (Mostra l’orologio)
 Monsieur
                                        Eh l’orologio
 non va bene montato all’italiana.
 Più sicura è la mostra oltramontana.
 Marchese
 È vero, alla francese,
 segnando il mezzodì, la mezzanotte,
490la regola è costante e sempre vera.
 Conte
 Ma mai si sa quanto vi manchi a sera.
 Cavaliere
 È il tramontar del sole
 la regola più certa.
 Monsieur
                                     È il mezzogiorno
 il metodo sicuro.
 Marchese
                                  All’italiana
495le mostre vanno male.
 Conte
                                           Alla francese
 gli orologi van peggio.
 Marchese
                                           Io li difendo. (S’alza)
 Cavaliere
 Io sostengo il contrario. (S’alza)
 Conte
                                              Ed io sostengo
 l’onor degli orologi
 regolati allo stil del mio paese. (S’alza)
 Cavaliere
500Chi tien per il francese
 al diavolo sen vada.
 Monsieur
 Io vi risponderò con questa spada. (Mette mano alla spada)
 Cavaliere
 Non mi fate timor. (Mette mano)
 Marchese
                                      Corpo di Bacco
 vivano gli orologi oltramontani. (Mette mano)
 Conte
505Vivano gl’italiani. (Mette mano)
 Marchese
 Nessun può spaventarmi.
 Cavaliere
 Si combatta.
 Monsieur
                          Si pugni.
 a quattro
                                             All’armi, all’armi.
 
 SCENA VI
 
 Madama di CRACCHÉ travestita alla tedesca e detti
 
 Madama
 Bey Hiebe nicht.
 Marchese
                                  Chi è questa?
 Madama
 Dai Leben einbussen?
 Cavaliere
                                            Eh lasciateci
510l’impegno terminar.
 Conte
                                        Non ci sturbate.
 Monsieur
 Deh per l’onor degli orologi, andate.
 Madama
 Ich lasse es nich geschehen.
 Marchese
 Almen dite chi siete.
 Cavaliere
 Qual è il vostro paese.
 Monsieur
                                           E che volete.
 Madama
515Ie star Fraile tatesca,
 serfa star di madame di Cracché.
 Mi mandate caffè.
 Cafalieri cercar...
 Uh non saffer più come
520star chiamati per nome.
 Marchese
                                               Detto ha forse
 il marchese Carpofero?
 Madama
                                             Jo, mi ditto
 er marchese Carciofola.
 Conte
                                              E non disse
 del conte Policastro?
 Madama
 Jo jo conte Polastro.
 Cavaliere
525E il cavalier Tritogano?
 Madama
 Tar Tifel, Tratritrogano mi dir,
 non saffer proferir.
 Monsieur
                                      Vi disse ancora
 monsieur Côterôti?
 Madama
 Jo, mi dito monsieur Chichirichì.
 Monsieur
530Io son Côterôti.
 Cavaliere
 Io Tritogano sono.
 Marchese
 Carpofero son io.
 Conte
 Policastro, tedesca, è il nome mio.
 Madama
 Oh oh mi affer gran gusto
535d’affer qui ritrofati
 nomi de cafalier spropositati.
 Monsieur
 E che dice madama?
 Cavaliere
 Da noi che cosa brama?
 Madama
 Edelfrau mia patrona
540mandar con suoi rispetti
 caffalieri caffè quattro figlietti.
 Anz, zoà, train, fir. (Dà a ciascheduno il suo viglietto, numerandoli uno, due, tre e quattro)
 Marchese
                                      Obbligato Jonfraul.
 Madama
 Ihr seyd gar zu hoflich, ihr obligieret.
 Monsieur
 Io pure vi ringrazio.
 Madama
545Guten Morgen mein Herr.
 Cavaliere
 Siete molto gentile.
 Madama
 Lassen wir die Ceremonien bey Seits.
 Conte
 Davver siete graziosa.
 monsieur Côterôti
 Voi proprio innamorate.
 Madama
550Ah star furbe talian; foi mi purlate.
 
    Ster tatesca pofferina,
 non saffer mi far l’amor.
 Allegria sentir in cor,
 io foler mi differtir.
 
555   Nix intender quando dir:
 «Ti star cara, ti star pella».
 Io star furba, io capir.
 Io foler mi differtir. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Li quattro suddetti
 
 Marchese
 Che mai dirà madama?
 Cavaliere
560Sentiam che cosa dice.
 Conte
 Vediam chi è più felice
 nel don de’ suoi favori.
 Monsieur
 Ah l’oggetto son io de’ suoi languori.
 Cavaliere
 Eh son io il preferito.
 Marchese
565Anzi son io l’eletto.
 Conte
 Arde per me soavemente in petto.
 Marchese
 «Adorato marchese». (Leggendo)
 Che gioia, che piacere! (Bacia il foglio)
 Cavaliere
 «Amabil cavaliere». (Leggendo) Oh caro foglio! (Bacia la lettera)
 Conte
570«Conte mio». Conte mio! Se suo mi chiama
 mia sarà per giustizia anche madama.
 Monsieur
 «Trois cher, mon cher monsieur». (Leggendo)
 Ohimè non posso più.
 Tremo, sudo e mi sento
575che mi palpita il cor per il contento.
 Conte
 Ah sentite, sentite.
 Marchese
 Ascoltate e stupite.
 Cavaliere
 Sì sì, maravigliate.
 Monsieur
 State attenti, signori, e poi crepate.
 Conte
 
580   «Contino, se di core
 voi mi portate amore...» (Leggendo)
 
 Marchese
 
 «Se amor di me v’accese
 amabile marchese...»
 
 Cavaliere
 
 «Grazioso cavaliero
585se avete il cor sincero...»
 
 Monsieur
 
 «Monsieur Côterôti
 se amore vi ferì...»
 
 a quattro
 
    «Vorrei d’amore un segno
 che fosse di me degno
590e chi di voi migliore
 il segno mi darà
 l’arbitrio sul mio core
 per sempre goderà».
 
 Marchese, Conte a due
 
    Il segno troverò.
 
 Cavaliere, Monsieur a due
 
595So io quel che farò.
 
 a quattro
 
    Madama di Cracché
 sarà tutta per me.
 
 Conte
 
    Il caffè.
 
 Marchese
 
                    La cioccolata.
 
 Cavaliere
 
 Presto a me la limonata.
 
 Monsieur
 
600Il sorbetto presto a me.
 
 a quattro
 
    Sì, madama di Cracché
 ha da essere per me. (Siedono e il caffettiere porta a ciascheduno ciò che ha demandato)
 
 Cavaliere (Bevendo la limonata)
 Si vede che madama
 vuol ch’io sia preferito. Sa ch’io sono
605un uomo accorto e di sottile ingegno
 e mi mette perciò nel grande impegno.
 
    Son un uom da gabinetto,
 ho una testa originale,
 nel confronto ogni rivale
610svergognato resterà.
 
    Ah mi sento che il cervello
 gira come un mulinello,
 va pensando, ruminando
 ed il meglio sceglierà. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 I tre suddetti
 
 Marchese
615Eh sì sì me ne rido,
 so quant’io vaglio e trionfar confido.
 Sono stato alla guerra,
 a vincere ho imparato
 coll’armi e coll’inganno,
620se non vinco costor sarà mio danno.
 
    Madama è la fortezza
 che s’ha da conquistar,
 conviene con destrezza
 la piazza circondar.
625Piantar le batterie
 di vezzi e leggiadrie
 e se nel terrapieno
 la breccia non si fa
 la mina nel terreno
630l’effetto produrrà.
 
    L’assedio reca tedio,
 soldato fortunato
 battendo, ribattendo
 la piazza vincerà. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 Il conte POLICASTRO e monsieur CÔTERÔTI
 
 Conte
635Per dir la verità, so che madama
 più d’ogni altro mi ama e so che aspetta
 dalla mia tenerezza il più bel segno
 ma mi dà del pensiere un tale impegno.
 Che farò mai per vincere
640questi rivali miei? Davver non so.
 Basta, ci penserò. Tu scaltro amore
 fa’ ch’io riesca con gloria e con valore.
 
    Per segno d’affetto
 s’io piango e sospiro
645dirà ch’io deliro,
 che il pianto è viltà.
 
    Se ardito mi rendo,
 se parlo, se chiedo,
 la bella, il prevvedo,
650sdegnarsi potrà.
 
    In tanto periglio
 confortami il cuore,
 deh recami amore
 consiglio e pietà. (Parte)
 
 SCENA X
 
 Monsieur CÔTERÔTI solo
 
 Monsieur
655Oh amabile sorbetto,
 nettare prezioso e delicato,
 benedetto colui che ti ha inventato.
 Due cose in questo mondo
 mertano il primo onore:
660il sorbetto gelato e il caldo amore.
 Gustata ho quest’ambrosia,
 ora all’altra m’invio. Se vuol madama
 preferir in amore
 quel che più le sa dar d’amore un segno,
665io superare ogni rival m’impegno.
 
    Col vezzoso mio sembiante,
 colle grazie e cogl’inchini
 a quegli occhi pellegrini
 io mi vado a presentar.
 
670   Fazzoletto con lavanda,
 sampareglie e buon rapè,
 piroletta alla françé,
 canzonette in quantità,
 la la la la ra la la la,
675ah il suo cor di me sarà. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 Camera in casa di madama di Cracché.
 
 Madama di CRACCHÉ, la baronessa OLIMPIA e la contessa GINGÈ
 
 Madama
 Amiche, così è, solo per gioco
 scherzo d’amor col foco e non m’accendo.
 La libertà per un piacer non vendo.
 Baronessa
 E pure, a comun detto,
680dolce cosa è l’affetto.
 Contessa
                                        E pur d’amore
 non si trova nel mondo un ben maggiore.
 Madama
 Tutte, tutte pazzie. Finché noi siamo
 dagli uomini bramate
 siam servite e adorate e allora quando
685cadute siam degli uomini in possesso,
 il suo tenero cor non è lo stesso.
 E questo gran piacer, questo gran bene
 svanisce a un tratto e si converte in pene.
 Baronessa
 Dite mal degli amanti
690ed intorno di voi ne avete tanti?
 contessa Gingè
 Sì, sprezzate gli amori
 e i cuor ferite e seminate ardori?
 Madama
 È vero, io mi compiaccio
 vedermi ad adorar ma non per questo
695mi lascio innamorar, ve lo protesto.
 Baronessa
 Per or fate così
 ma poi verrà quel dì che cederete.
 contessa Gingè
 E d’amore anche voi sospirerete.
 Madama
 Non penso all’avvenire; or me la godo,
700se piangerò di consolarmi ho il modo.
 Ecco i quattro rivali,
 testé come vi dissi
 vestita alla tedesca
 in aria di fantesca
705li ho posti nell’impegno
 di recarmi ciascun d’amore un pegno.
 Vedrem cosa han pensato,
 qualche cosa godrem di caricato.
 contessa Gingè
 Davver ve la godete come va.
 Baronessa
710Mi piace in verità sì bel talento.
 Madama
 Voglio che ci prendiam divertimento.
 
 SCENA XII
 
 Monsieur CÔTERÔTI, il conte POLICASTRO, il marchese CARPOFERO, il cavalier TRITOGANO e le suddette
 
 Conte
 Eccomi.
 Marchese
                  Sono qui.
 Cavaliere
                                      Vengo al cimento.
 Monsieur
 Rispettoso a madama io mi presento.
 Madama
 Garbati cavalieri,
715sentirò volontieri
 chi di voi sa mostrar miglior affetto
 e da me il vincitor sarà l’eletto.
 Marchese
 Eccovi in questo foglio
 una prova d’amor. (Dà una carta a madama)
 Cavaliere
                                      Bella, leggete,
720quant’io v’amo vedrete. (Come sopra)
 Conte
 In questa carta è chiuso
 del mio amor l’argomento. (Come sopra)
 Monsieur
 Ecco un segno d’amor che val per cento. (Come sopra)
 Baronessa
 (Son curiosa davver). (Piano alla contessa)
 contessa Gingè
                                           (Davvero anch’io
725ho egual curiosità). (Alla baronessa)
 Madama
 La giustizia a chi merta or si farà.
 Sentiam di questi fogli il contenuto.
 Marchese
 (Legge il mio per il primo, amore aiuto). (Da sé)
 Madama
 «Io marchese Carpofero
730per prova singolar di vero affetto
 giuro, affermo e prometto
 che madama Cracché bella e vezzosa
 marchesina sarà, sarà mia sposa».
 Baronessa
 Grand’onor!
 contessa Gingè
                          Gran fortuna!
 Madama
                                                      Oh mio signore
735è troppa cortesia.
 Marchese
 Ecco la mano e la vittoria è mia.
 Madama
 Piano; vediamo quest’altri e si decida.
 Cavaliere
 (Il mio core in amor spera e confida).
 Madama
 Che vuol dir questo rosso? (Aprendo il foglio)
 Cavaliere
                                                    Nulla, nulla.
740Leggete e lo saprete.
 Madama
                                        «Mio tesoro
 per voi languisco e moro
 e un amator che langue
 per prova dell’amor scritto ha col sangue».
 Baronessa
 Bravo bravo davver!
 contessa Gingè
                                        Che bel talento!
 Madama
745Intenerir mi sento,
 a ferirvi per me l’amor vi ha spinto?
 Cavaliere
 Ah madama pietosa, ho vinto, ho vinto.
 Madama
 Tempo a leggere gli altri io vi domando.
 Conte
 (Amore, al tuo favor mi raccomando).
 Madama
750«Io conte Policastro
 per far veder che amante
 di madama Cracché davvero io sono
 a lei tutti i miei beni io cedo e dono».
 Baronessa
 Questo è più della mano.
 contessa Gingè
                                                E più del sangue.
 Madama
755Siete ben generoso.
 Conte
 Grazie, grazie ad amor son vittorioso.
 Madama
 Adaggio, adaggio un poco,
 leggiam quest’altro e terminiamo il gioco.
 Monsieur
 (Chi sa che il mio talento
760non l’abbia indovinata?
 Madama al buonumor so ch’è inclinata).
 Madama
 «L’amor che ho per madama
 mi sprona a divertirla.
 Prometto per servirla
765giochi, feste, teatri e pransi e cene
 e far quel che conviene
 perch’ella si diverta e rida e goda,
 come vuole il gran mondo e la gran moda».
 Baronessa
 Viva viva monsieur.
 contessa Gingè
                                        Bravo davvero.
 Monsieur
770La pugna ho vinto e la corona io spero.
 Marchese
 Decidete madama.
 Cavaliere
                                      Pronunziate
 il decreto fatal.
 Conte
                              Chi fia l’eletto?
 Monsieur
 Chi avrà la preferenza?
 Madama
 Oda ogniuno di voi la mia sentenza.
 
775   La man di sposa, signor marchese,
 con buona grazia, non le vuo’ dar.
 Cavalierino, troppo cortese,
 del vostro sangue non so che far.
 Voi che donate le vostre entrate
780con chi pensate di contrattar? (Al conte)
 
    Monsieur Côterôti
 mi piace, signorsì,
 godere l’allegria,
 lo stare in compagnia
785ma posso far da me.
 Nessun ci ha da pensar.
 
    Meschini tutti quattro
 vi fate corbellar. (Parte)
 
 Baronessa
 Mi rallegro di cor con lor signori.
790Son tutti gloriosi e vincitori. (Parte)
 contessa Gingè
 Signori che in amor sono rivali
 or non v’è più che dir, son tutti eguali. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 Monsieur CÔTERÔTI, il marchese CARPOFERO, il conte POLICASTRO, il cavalier TRITOGANO e poi madama di CRACCHÉ
 
 Monsieur
 Cospetto! Quest’affronto
 l’ho sofferto per voi.
 Marchese
                                       Per cagion vostra
795madama mi ha insultato.
 Conte
 Sono io l’affrontato
 e vo’ soddisfazione.
 Cavaliere
 Ciascun di voi mi renderà ragione.
 Monsieur
 Venite ad uno ad uno,
800fuori di qui vi aspetto.
 Marchese
 Con tutti tre al cospetto
 di battermi non sfuggo a diritura.
 Cavaliere
 Non mi date timor.
 Conte
                                      Non ho paura.
 Monsieur
 Vedrete chi son io.
 Marchese
805Vedrete il bracio mio quel che sa fare.
 Conte
 Mi voglio vendicar.
 Cavaliere
                                      Mi vo’ sfogare.
 Monsieur
 
    Fuori, fuori sulla strada
 quanti siete colla spada
 io vi vo’ sperimentar.
 
 Marchese
 
810   Io vi sfido alla pistola
 e vi do la mia parola
 di venirmi a cimentar.
 
 Cavaliere
 
    Io v’aspetto senza fallo
 sopra un agile cavallo,
815la disfida ad accettar.
 
 Conte
 
    In cantina rinserrati,
 tutti quanti bene armati
 io vi sfido a contrastar.
 
 a quattro
 
    Cospetton vo’ soddisfarmi,
820dell’affronto vo’ riffarmi,
 me l’avrete da pagar.
 
 Madama
 
    Che cosa è stato?
 Ciascuno irato
 per mia cagione
825v’ho da trovar?
 
 a quattro
 
    Contro i nemici,
 contro i rivali
 l’ire bestiali
 vogl’io sfogar.
 
 Madama
 
830   Cavalierini
 vi chiedo pace.
 
 Monsieur
 
 Occhi assassini. (Con tenerezza)
 
 Cavaliere
 
 Labbro mendace. (Con tenerezza)
 
 Madama
 
 Pace vi chiedo
835per gentilezza.
 
 Marchese
 
 Tanta bellezza
 mi ha disarmato. (Con tenerezza)
 
 Conte
 
 Sono incantato,
 non so che far. (Con tenerezza)
 
 Madama
 
840   Cavalierino.
 
 Cavaliere
 
 Gioia mia bella.
 
 Madama
 
 Caro contino.
 
 Conte
 
 Siete una stella.
 
 Madama
 
 Pace marchese.
 
 Marchese
 
845Scordo le offese.
 
 Madama
 
 Pace vi chiedo
 Côterôti.
 
 Monsieur
 
    Viva il bel labbro
 che mi ferì.
 
 Madama
 
850   Lieti e felici
 da buoni amici
 vo’ che vi amiate,
 che vi abbracciate,
 che non istate
855più a taroccar.
 
 Marchese, Conte, Monsieur, Cavaliere a quattro
 
    Di più non dico,
 per voi lo faccio. (A madama)
 Son vostro amico,
 di cor v’abbraccio,
860non si contenda,
 solo si attenda
 lieti e contenti
 giorni passar. (Si abbracciano i quattro uomini fra di loro)
 
 tutti
 
    Che bel piacere,
865che bel contento
 senza il tormento
 che punge il core,
 senza l’ingrata
 rivalità,
870goder in pace
 la società.
 
 Fine dell’atto secondo